Il mondo del cinema, come altre arti narrative, abbraccia l'argomento diga artificiale focalizzando la propria attenzione sulla tragedia della diga del Vajont.
Proprio "Vajont" è il titolo del film del 2001 diretto da Renzo Martinelli che racconta la tragica storia di questa valle sommersa da un’alluvione nel 1963. Il lungometraggio è ambientato a Longarone in provincia di Belluno, luogo in cui è stata approvata la costruzione di una diga che avrebbe fornito a tutti i paesi della valle energia elettrica. I progettisti sapevano che il monte Toc non era del tutto stabile ma decisero ugualmente, dopo una relazione del geologo Dal Piaz (Philip Reloy) di iniziare la costruzione benché mancasse l’autorizzazione del Ministero di Roma. Il geologo non attua un’approfondita analisi del terreno e quindi non ne scopre l’instabilità. Nel frattempo una giornalista: Tina Merlin scrive diversi articoli sulla vicenda annunciando una possibile frana, ma la accusano per aver diffuso notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico, ma con l’aiuto degli abitati del posto viene assolta. La costruzione prosegue anche se le possibilità di una frana aumentano. Biadene, Semenza e Pancini, (gli ingegneri) non si preoccupano di tutto ciò e non inviano a Roma tutte le relazioni dei diversi geologi che analizzarono il monte Toc. Il 9 ottobre 1963 un intero pezzo di montagna cade nel bacino della diga, si alza così un’onda di 25 milioni di metri cubi che raderanno al suolo i paesi circostanti.
Il film non è esclusivamente accentrato sulla catastrofe ma viene inserita nella vicenda anche una storia d’amore tra un geometra che lavorava alla diga Olmo Montaner, interpretato da Jorge Perugorria, e sua moglie Ancilla. Quest’amore che a volte prende il sopravvento sulla storia può risultare piuttosto banale e fuori luogo, infatti in molti casi il regista avrebbe dovuto concentrare la ripresa sulla popolazione, sulle sensazioni che stavano vivendo e offrire allo spettatore più ampie e dettagliate informazioni sulle idee ed i commenti degli abitanti dei paesi circostanti. Il ritmo del film è moderato, infatti la successione degli avvenimenti si sussegue con una modesta velocità soprattutto dopo la prima mezz’ora. Mirata è stata la scelta del regista nelle ultime scene, nelle quali Perugorria dialogava al telefono, dove alle spalle del protagonista veniva inquadrato un orologio che ci mostrava l’orario. Quest’accorgimento fa aumentare la tensione perché lo spettatore capisce che il pericolo è vicino. Ed inoltre si sa con precisione come i tempi e i momenti in cui sono accaduti gli ultimi fatti. Sono molte le scene religiose che caratterizzano il film.
L'opera di Martinelli, che Netflix ha aggiunto al suo catalogo per incrementare la sua quota di film italiani, è visibile anche su dailymotion.
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